Roberto Bormann ha fumato uno spinello per la prima
volta durante un viaggio in Canada per visitare i parenti chi, emigrati dalla
Germania nella stessa ondata in cui i suoi genitori vennero a Rio de Janeiro,
avevano scelto però di vivere a Toronto, rinunciando così alle cosiddette
delizie del 'clima paradisiaco brasiliano' (parole sue).
Studente devoto e capace, all'epoca frequentava l'ultimo anno in una famosa
scuola di medicina, i cui posti vacanti per sono sempre i più ambiti dai
candidati all'ingresso nell'università.
In vacanza nel luglio 1989, in fuga dal debole inverno di San Paolo, andò a
conoscere 'l'estate mite' di Toronto ed a trovare i suoi cugini.
"Fu impressionante vedere l'uso massiccio di marijuana in Canada:
praticamente tutti all'università la fumavano, in un atto abbastanza naturale
fra loro.
"Mia cugina è stata quella che me l'ha offerto, ed io l'accettai senza
nessuna esitazione, la prima sigaretta". -- Mi ha raccontato lui in una
delle sue prime consultazioni.
A quel tempo, la pressione per la depenalizzazione dell'uso della cannabis non
era ancora così intensa come è oggi in tutto il mondo. Probabilmente,
nonostante fosse abbastanza consumata, rimaneva una droga illecita, ma le
autorità chiudevano un occhio a questo fatto.
Dopo aver iniziato l'abitudine di 'fumare una canna' all'età di 23 anni, è
diventato rapidamente un grande consumatore. Lui è stato sfortunato, poiché
presto ha avuto la sua prima crisi psicotica paranoica, un evento devastante
che colpisce una piccola, ma non insignificante, percentuale dei pothead.
Roberto è venuto nel mio studio per la prima volta dopo aver avuto circa tre
focolai, fra cui tentava di recuperare la sua produttività, la sua vita
affettiva, i suoi studi, un progetto proprio di vita.
Di solito si ubriacava per la mistura fra bevande alcoliche, cocaina e
cannabis. Ci sono stati numerosi tentativi di svezzarlo dalla sua dipendenza, e
durante l'anno sotto la mia cura, lui ha avuto alcuni periodi promettenti di
astinenza parziale, in cui veniva a dire: 'solo tre canne a settimana, un solo
sacchetto di polvere il sabato e quasi niente alcol'.
Ci sono stati numerosi tentativi di svezzarlo dalla sua dipendenza, e durante
l'anno sotto la mia cura, lui ha avuto alcuni periodi promettenti di astinenza
parziale, in cui veniva a dire: 'solo tre canne a settimana, un solo sacchetto
di polvere il sabato e quasi niente alcol'. Non si avrebbe potuto dire che
questo fosse sempre vero, eppure tante volte veniva da lui ben trovato.
Eppure, nel suo caso, l'astinenza totale a breve termine non sarebbe allora mai
un obiettivo realistico.
I periodi di uso moderato si alternavano ad alcuni di ricaduta pesante, a volte
abbastanza preoccupanti.
Roberto si trovava in quella tarda estate del 1999, in un rinnovato periodo di
astinenza, quando davanti a me, con tutta la pompa e la forza, fece quel
giuramento solenne, in cui faceva una sintesi dell'obiettivo terapeutico
principale, ossia tenerlo lontano da quella miserabile dipendenza che era
sovrastato sua vita.
Proprio all'inizio del consulto, ha detto di aver resistito alla tentazione di
uscire quel sabato sera, circa tre giorni fa, con una 'banda pesante', con la
quale avrebbe inevitabilmente consumato molte dosi di droga in poche ore.
Mi sono congratulato con lui enfaticamente!
Dopo il mio saluto entusiasta, lui gesticolando all'italiana (ad imitarmi?) ma
con assoluta serietà, enfasi e veemenza retorica, ha detto:
"Dottore Wagner, possa essere Lei assolutamente certo e sicuro di ciò che
ora Le dico, e che viene dal profondo del mio cuore e della mia coscienza:
"Io, Roberto Bormann, giuro su Dio, D-o, dèi, a-tei, sui Buddha e sui
Bodhisattva, che MAI PIÙ IN VITA MIA FUMERÒ MARIJUANA, ANNUSERÒ COCAINA O USERÒ
QUALSIASI ALTRA DROGA CHE POSSA ALTERARE LA MIA COSCIENZA! MAI MAI MAI
PIÙ!"
Ci fu un silenzio completo per circa 60 secondi in quella stanza, dopo di che
lui ha completato la sua schietta magniloquenza:
“FFFOOOOOOOORRSSEE!”
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