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La nostra esperienza soggetiva del passare del tempo, cioè della durata dei fenomeni e degli intervalli, condiziona la nostra capacità di cogliere i legami tra eventi causali ed eventi effetti. Chi ha difficoltà valutare la lunghezza dei periodi di tempo può avere solo una comprensione limitata di quali sono i nessi causali nel mondo delle cose, il che si traduce anche in restrizioni alla loro capacità di misurare le conseguenze dei propri atti. Le relazioni causali possono essere insegnate loro da altre persone, dalla famiglia, dalla scuola, ecc. e in questo modo tenute come vere dalla memoria. Eppure, esse mai potranno essere incorporate con quella stessa forza venuta dalle esperienze proprie, genuine, cui tornassero quelle persone in grado di tessere una rete di nessi causali forte e profonda. Pertanto, non importando quanto saranno in grado di apprendere da altrui sulla causalità universale, le integrazioni cognitive, così come le inserzioni comunitarie di queste persone, saranno contrassegnate dalla loro comprensione insufficiente delle nozioni di causalità, responsabilità personale e colpa, e persino avranno sempre sparse nozioni molto vaghe sia di libertà, sia di servitù. I concetti di causa, conseguenza, responsabilità e colpa saranno sempre estranei al nucleo della struttura della loro personalità, poiché sempre esterni al nucleo del Sé.
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