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April 10, 2023

L'Io, le Bugie e le Realtà

Immanuel Kant, il grande filosofo tedesco di fine Settecento, avrebbe detto che la menzogna non può mai essere eticamente giustificata, aggiungendo che nessuna eccezione a questa regola potrebbe essere ammessa. Ci sembra, tuttavia, facile figurare situazioni che confutano una tale presunta superiorità etica del non mentire mai. Un chiaro e semplice esempio è quello di un cittadino che, vivendo sotto una dittatura che ammazza gli oppositori, nasconde un attivista per i diritti umani in fuga dalla polizia politica.
Accade allora di un poliziotto bussare alla sua porta a chiedere se in quella casa c'è qualcuno oltre a lui stesso, ed se è venuto a lui qualche indizio di un 'pericoloso eversive', da tanto ricercato dallo Stato, cui sarebbe stato visto da qualche persone in quei dintorni poche ore fa.
Risulta molto chiaro che se il residente non dì una bugia commette sì una grave infrazione etica dal consegnare così l'attivista alla polizia, che lo condurrà sicuramente in una stanza di tortura e quindi alla morte.
Davanti a situazioni del genere, mentire a un nemico comune è l'unica opzione rigorosamente etica. Poiché questo potere di polizia è illegittimo perché imposto da un dittatore, non c'è motivo morale per obbedire. Il dovere etico di mentire a difesa di un compagno minacciato è evidente.

Da questo esempio possiamo estrarre alcuni elementi di base sempre in scena quando si sceglie tra dire la verità (V) o mentire (M):

A) PERSONAGGI:

1) Il dichiarante D;
2) La figura F, a chi viene fatta la dichiarazione;

B) FORZE IN GIOCO:

1) Potenza di F, che può essere reale o solo supposta;

Verità (V) o Menzogna (M) sono attributi delle affermazioni che saranno sempre permeate da relazioni di potere tra D, il dichiarante, e F, il domandante;

2) Il potere di F può essere legittimo, oppure no,

3) Il processo di deliberazione di D tra dire una verità V, oppure una Bugia (M). Questa opzione tra mentire e dire la verità avviene nel sé cosciente e implica un processo di valutazione, cioè una presa di posizione davanti alle circostanze coinvolte, che possono portare ad accettare o meno il potere attuale o supposto, incarnato da F.

Quando qualcuno mente, al di fuori di situazioni eccezionali come quella sopra menzionata, genera registri di memoria sia di V che di M, che mantengono la loro interazione all'interno della zona limite tra la mente conscia e l'inconscia.
Si registrano infatti due eventi paralleli che portano il Sé ad un bivio, in modo più o meno significativo. Ciascuna via generata da tale biforcazione porta al proprio filone associativo, che funge da reti alternative per catturare la realtà.
In situazioni in cui l'evento E è sufficientemente rilevante, tale biforcazione genera flussi associativi, ciascuno derivato da quei registri di memoria divergenti. Di conseguenza il conflitto tra le versioni può avere un impatto sull'intera mente del bugiardo.
Ognuna di queste reti divergenti cerca di mantenere la coerenza più forte, sia con l'evento vero, sia con quello falso.
Un modo chiaro per capire meglio cosa si intende qui, viene dal famoso consiglio: "le bugie hanno le gambe corte". Queste "gambe" possono essere prese come quei fili della ragnatela che devono mantenere la coerenza con qualsiasi fatto affermato, sia che si cerchi la cattura e l'interpretazione del mondo.
Quanto maggiore è il significato dell'evento su cui si dice una menzogna, tanto più difficile sarà mantenere la coerenza tra le eventuali associazioni che ne derivano, tanto più fragile sarà la cattura del mondo.
Dal momento che la rete di associazioni della nostra mente funziona come un organo specializzato per la cattura e l'interpretazione del mondo, se funziona male il risultato è la crescente insicurezza e fragilità dell'Io, come conseguenza di vari gradi di confusione per discernere quale tra le realtà catturate è la esperto. In altre parole, potrebbe essere impossibile per l'"io" discernere con precisione quale delle reti parallele cattura meglio il mondo circostante, ma anche il proprio mondo interiore.
In termini psicologici, si può dire che il test della realtà, una funzione che Freud chiamava Realitätsprüfung (termine tedesco per tale test), si indebolisce a ogni menzogna rilevante dal momento che sorgono reti di associazione alternative.

COROLLARIO: mentire è riconoscere il potere di colui a cui la verità è nascosta. Quando ciò avviene senza una buona base, la prima vittima della menzogna è il legame mentale tra il bugiardo e la sua realtà.


*I traduttori inglesi di Freud ricorrerono inutilmente al latino, con 'Ego', 'Super-ego' e 'Id', per ragioni oscure. Riteniamo che sia più fedele all'autore tradurre 'das Ich' per 'l'io', das 'Über-Ich' per 'l'Over-I' e 'das Es' per 'l'It'.

**Foto di Jay Kettle-Williams, da unsplash.

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