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November 7, 2020

Ulisse sul Pacifico

Ad un mezzogiorno  inoltrato, la nave giapponese di caccia alle balene salpò da Shimonoseki, un porto a metà strada tra Hiroshima e Nagasaki, verso i mari antartici che circondano quel continente ghiacciato e inospitale come nessun altro prima, trasportava raffinati apparati tecnologici: sonar, radar, droni, arpioni guidati all'infrarosso e così via. I satelliti in orbita erano pronti a localizzare qualunque branco di animali, cosa renderebbe ancora più veloci quei massacri. Ci si aspettava che questa potente nave iniziasse una nuova era di enormi aumenti di profitto per l'industria della caccia alle balene, benché i suoi controllori del capitale da decenni insistono nel dire che i loro obiettivi di caccia sono "esclusivamente scientifici".

Poco dopo aver attraversato la linea di Equator, il suo comandante Ulysse Akira Nakama, ha avuto un sogno di immagini molto vivide, in cui una donna molto sensuale di nome Circe, dopo aver offerto a tutto l'equipaggio una sontuosa festa ha dato loro un avvertimento su un serio rischio, presto a minacciarli, che sarebbe arrivato come una melodia inebriante e irresistibile ma piuttosto fatale a cui nessun uomo era mai sopravvissuto.
Quella mattina Ulisse si è svegliato in panico, anzi senza qualsiassi motivo, perché presto si è ricordato che quelle immagini sognate appartenevano alla trama dell'Odissea di Omero, il grande poema epico sulle peregrinazioni maritime dell'eroe della Guerra di Troia, che ha vagato senza meta per dieci anni sul Mare Mediterraneo. Si è ricordato anche di Penelope, la fedelissima moglie dell'eroe, chi fu riuscita a ritardare la sua risposta agli innumerevoli corteggiatori mediante pretesti senza fine durante due decenni.
Questo cacciatore non possedeva nessun interesse particolare nella letteratura greca, anzi sua conoscenza di quell'epopea era dovuta a suo molto raro nome fra giapponesi, cui sempre causava tante interrogazioni sulla scelta fatta dai suoi genitori.
Sua madre gli aveva scelto quel nome dopo aver guardato una miniserie TV con la storia della fedelissima Penelope, che l'ha commossa molto forse perché sua stessa madre aveva aspettato il ritorno del marito a chi toccò, durante Seconda Guerra, partire a servizio della Marina Imperiale. Quella nonnina aveva aspettato il nonno del comandante più di 40 anni fino alla sua propria morte nel 1989.
"E proprio perché la mamma mi ha scelto questo nome occidentale, finisco io per avere questi sogni agitati, e proprio qua, in questo oceano così bello e così giapponese, il Pacifico." 
Quei pensieri intorno al sogno e suo nome hanno dovuto essere tutt'a un tratto dimenticati, poiché decine di balene furono rilevate dai radar, tutte dirette verso una minuscola isola rocciosa, il cui nome non era nemmeno sulle quelle mappe così accurate.
Marinai cacciatori si entusiasmano molto quando trovano tante prede facili, e forse questo spiegasse perché, dopo aver fatto il giro delle rocce, quegli innumerevoli cetacei sono scomparsi dalla vista di tutti, ed anche da tutti i radar e dai molti droni che volano su di loro. Avevano tutti loro avuto un miraggio collettivo?
Ancora scettico su quell'improvvisa scomparsa, quell'Ulisse giapponese ordinò massima approssimazione a quelle scogliere rocciose, da dove una canzone sembrava venire, come deliziosa melodia.
Subito lui gridò: "Accidenti! Quei pazzi di Greenpeace sono venuti dietro la nostra nave un'altra volta? No, mi correggo ora, non del tutto! Me ne  sono adesso accorto che solo voci femminili possono essere sentite. E guarda che ragazze bellissime, amico ufficiale di coperta!"
"Caro comandante, devo eppure dire che ad uno sguardo più attento, Lei potrà vedere che loro non sono esattamente donne!"
Infatti, quelle non erano donne ma piuttosto sirene, così che quest'Ulisse cacciatore ha potuto finalmente capire suo sogno, da che tutto lì stava ripetendo cos'era accadduto dopo l'avvertimento di Circe all'eroe di Itaca. Con questo in mente, lui stesso ordinò a tutto l'equipaggio di coprire le loro orecchie, cosa fecero prontamente, nello stesso tempo nel quale lui si legò saldamente a una barra di radar.
Attarverso la melodia delle Sirene, si invitava tutti loro a cambiare la freccia del tempo mediante un meraviglioso tuffo verso il passato, senza ritorno possibile.  In  questo modo, le balene-sirene furono in grado di offrire loro, nel luogo dei prodotti così redditizei della caccia facile di animali così pacifici, il dono che tanti dicono il più grande desiderio di qualsiasi mortale, cioè, la vita senza fine, perché solo il futuro può portarci la morte.
Sempre evitando di essere visto come egoista, il comandante scelse di condividere subito tutta quella sua euforia estatica con suo equipaggio, messaggiandoli da WhatsApp di liberare le orecchie, in modo che ognuno lì potesse essere del tutto incantato dalla paradisiaca canzone.
Sotto la sfilza di dozzine di gigantesche balene, diventate bellissime sirene, la nave di questo Ulisse naviga sull'Oceano Pacifico verso ai millenni del passato, per tutta la trascorsa
eternità.                          

         XXX

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