Prima di tutto, devo dire che, come lo vedo, questo modelo parte da un'asserzione basica cui mi pare oppure un semplice truismo, o una tripartizione senza senso di un oggetto unitario, la cui essenza non consente qualche tipo di divisione effettiva.
Senza dubbio ha il suo valore da essere come un promemoria sull'importanza cruciale di una buona relazione medico-paziente, orientata olisticamente, ossia, non informa più che su una presa di posizione etica. La ragione di questo mio parere risiede nel fatto che non possiamo accettare che qulasiasi medico possa permettersi di essere così poco etico al punto da rimanere ignaro degli aspetti sociali e psicologici di un paziente che cerca la sua attenzione, poiché questi sono così importanti come il biologico.
Eppure, in quanto riguarda la sua utilità come modello per lo studio scientifico delle malattie e dei malati, deve necessariamente affrontare un solido, insormontabile ostacolo: gli umani non sono affatto una fusione di tre strati separati. Ciò che dà origine a la partizione apparente, da noi perceputa ogni volta che la scienza considera l'essere umano come un oggetto di studio, non è una realtà ontologica ben fondata, ma piuttosto un semplice pregiudizio bias osservazionale.
Nessun ricercatore troverà mai un essere umano vivente che non sia anche simultaneamente, cioè esattamente nello stesso istante, un sé psicologico che condivide con altri un contesto sociale. Ciò significa che tutti gli eventi i cui dati empirici possiamo raccogliere solo attraverso uno dei gruppi B, P, o S di fenomeni, come se corrispondessero effettivamente a tre livelli esistenti in sé, sono impigliati, essendo del tutto impossibile separarli.
Sempre che pensiamo in ogni fenomeno biologico, sociale o psicologico, come independente dagli altri aspetti, siamo stati ingannati da un forte miraggio!
Spero che le queste mie idee possano nutrire i tuoi pensieri su un concetto così astratto, così presente nella nostra pratica clinica quotidiana,
Aspetterò i tuoi commenti.
Senza dubbio ha il suo valore da essere come un promemoria sull'importanza cruciale di una buona relazione medico-paziente, orientata olisticamente, ossia, non informa più che su una presa di posizione etica. La ragione di questo mio parere risiede nel fatto che non possiamo accettare che qulasiasi medico possa permettersi di essere così poco etico al punto da rimanere ignaro degli aspetti sociali e psicologici di un paziente che cerca la sua attenzione, poiché questi sono così importanti come il biologico.
Eppure, in quanto riguarda la sua utilità come modello per lo studio scientifico delle malattie e dei malati, deve necessariamente affrontare un solido, insormontabile ostacolo: gli umani non sono affatto una fusione di tre strati separati. Ciò che dà origine a la partizione apparente, da noi perceputa ogni volta che la scienza considera l'essere umano come un oggetto di studio, non è una realtà ontologica ben fondata, ma piuttosto un semplice pregiudizio bias osservazionale.
Nessun ricercatore troverà mai un essere umano vivente che non sia anche simultaneamente, cioè esattamente nello stesso istante, un sé psicologico che condivide con altri un contesto sociale. Ciò significa che tutti gli eventi i cui dati empirici possiamo raccogliere solo attraverso uno dei gruppi B, P, o S di fenomeni, come se corrispondessero effettivamente a tre livelli esistenti in sé, sono impigliati, essendo del tutto impossibile separarli.
Sempre che pensiamo in ogni fenomeno biologico, sociale o psicologico, come independente dagli altri aspetti, siamo stati ingannati da un forte miraggio!
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