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June 27, 2023

Un Arco Baleno per I Tuoi Occhi


“Nous sommes quelques-uns à cette époque à avoir voulu attenter aux choses, créer en nous des espaces à la vie, des espaces qui n'étaient pas et ne semblaient pas devoir trouver place dans l'espace.”       
             Antonin Artaud

["In quel tempo eravamo in pochi a voler attaccare le cose, creare in noi spazi per la vita, spazi che non c'erano e non sembravano dover trovare posto nello spazio". Tradotto liberamente dal francese]

I.Lavaggio Cerebrale
Sono stato un militante estremista. Tuttavia, non mi hanno mai accettato pienamente in quel gruppo, ed anche credevo che non sarei mai riuscito a diventare qualcosa come un capo. Assaporavo il cameratismo, e quella piacevole idea di distruggere un giorno non lontano i tanti comuni poderosi nemici. Riuniti in gruppo clandestino, eravamo capaci di immaginarci proprio nella posizione di liberatori del popolo più semplice e bello, quando prendessimo il potere assoluto in nostra terra. Poco o nulla ci preoccupava la nostra insignificanza politica, neanche l'evidente, completa ignoranza dimostrata dalle masse davanti nostra interpretazione della società, oppure nostra visione mondo. Quasi tutta la nostra attività era ristretta alla ricerca di nuovi membri per il gruppo, e dopo arrivati le loro menti dovevano essere presto soggiogate alla nostra visione del mondo, alla ideologia azzurra.
Alcuni erano facili da addestrare, ma altri non così tanto. Accadevano anche delle rifiuti sommari, fossero a prima vista o alla seconda parola. Alcuni nemici ci accusavano dell'uso di tattiche di 'lavaggio cerebrale'. Sono, però, convinti che questa espressione fosse inadeguata per descrivere quella rieducazione vernacolare, cioè sul cambio del senso di parole invecchiate.
La mia propria iniziazione era accaduta con un sacco di ambiguità, benché lo stesso di sicuro succedesse sempre con tutti noi, i principianti blu, non importa  se al minimo sospetto riconosciuto di simulazione, l'espulsione  di una persona doveva essere immediata. Penso che incluso i più radicali tra gli assassini non hanno mai cessato di essere esperti dissimulatori delle loro dubbi tra l'abbandono completo di sé stessi ai nostri ideali e l'incredulità assoluta in quelle sciocchezze troppo verbose.
Eppure, siccome ho già detto, vivevamo dal assaporare quei nostri incontri,  nostri piani, nostri commenti sulle notizie sul cosi decadente mondo esterno, nostre amicizie all'interno del gruppo blu. Tutto inframmezzato da eliminazioni sommarie, ed omicidi violenti dei presunti traditori. Qualcuno era ucciso ogni volta che i nostri obiettivi erano forse minacciati da qualche pseudo-compagno, o anche dall'azione di un vecchio amico. A volte la minaccia veniva scoperta alla fine, cioè dopo l'esecuzione, come niente più che fantasia, completamente sbagliata. Non importava, dato che gli ideali delle Brigate erano sempre molto al di sopra del valore delle nostre piccole vite personali!
Non sono mai arrivato puntualmente a riunioni blu, ed a nessun'altra nella mia vita. Tutti i brigatisti, comunque, mi capivano almeno in parte, perché non erano puntuali neanche loro. Un incontro ad accadere in certo bar del centro alle sette di sera era presto intesa come non iniziando prima delle 8:30 della sera. Durante quelli 90 minuti, ci toccava camminare da soli per le strade, cercando qualcosa dentro se stessi. Sembra che solo pochissimi compagni blu erano in grado di trovare forse qualcosa lì dentro, perché ci siamo sempre trovati gli stessi esseri vuoti di prima, poco dopo. Tuttavia, io di solito arrivavo ancora più tardi degli altri. La conclusione doveva essere ovvia per tutti: la mia ricerca egoistica era la più persistente. Mi sono così tante volte spiegato:
"Ho combattuto duramente contro il mio ego, amici miei, per molto tempo, quindi siccome sono qua adesso, portando con me un sacco di forza dato che, tutto ciò nonostante, ho sconfitto le più temibili forze ideologiche dei nostri nemici".
Come un potente oratore, di solito parlavo in modo esuberante sui nostri punti di vista, sul nostro modo di concepire la futura società umana globale. Parlavo sempre molto a proposito di tutti questi ideali nobilissimi che, quando ero in solitudine, vomitavo arrabbiato.
Furbo, ho inscenato quel ruolo con tutta l'eloquenza per molti anni. Ho nutrito e propagato tutto quel imbroglio di idee bizzarre in cui ci siamo nutriti, attraverso la grande e raffinata menzogna che è stata la mia dissimulazione, la mia potente messa in scena.
D'altra parte, era abbastanza chiaro - almeno per me - che un certo grado di rappresentazione fosse condiviso da tutti. Altri, non essendo in grado di esibirsi così bene, non osavano così tanto nelle metafore né in altre figure retoriche. Da un tale vantaggio mio giunse la mia brillantezza e il potere ne derivato.
Ho sempre bevuto un sacco di caffè prima degli incontri dei blu, per rendermi più sveglio. Ho sempre anche portato con me un cattivo orologio e dei potenti anti-emetici. Questi farmaci erano però assolutamente vietati nel gruppo. Chiunque li avesse saputamente ingeriti doveva essere sommariamente escluso se un nuovo membro del gruppo, o semplicemente ucciso, fosse un veterano, cioè qualcuno con più di una settimana tra i blu.
Ho sempre bevuto un sacco di caffè prima delle reunioni dei blu, per rendermi più sveglio. Ho sempre anche portato con me un cattivo orologio e dei potenti anti-emetici. Questi farmaci erano però assolutamente vietati nel gruppo. Chiunque li avesse saputamente ingeriti doveva essere sommariamente escluso se un nuovo membro del gruppo, o semplicemente ucciso, fosse un veterano, cioè qualcuno con più di una settimana tra i blu.
La necessità di questa regola sarebbe complementare quell'altra, cui vietava gravemente il vomito di ideali stupidi o assurde vibrazioni. Quindi, un peccato più grande ancora sicuramente sarebbe farsi prendere delle medicine contro la nausea. Mi chiedo chi sarebbe potuto rimanere vivo in quegli anni se l'abuso segreto di questa droga non fosse diffuso? Trasgredire questa norma doveva essere parte del rituale del nostro reciproco riconoscimento come membri del gruppo. Non potremmo mai renderlo pubblico, ma ognuno di noi, per sopravvivere, avrebbe bisogno di prendere giornalmente dosi massicce di metoclopramide. Conosco a memoria il suo nome farmacologico, una medicina molto efficace per inibire il riflesso del vomito, il cui effetto viene dal agire sul Sistema Nervoso Centrale. I medici del pronto soccorso mi hanno avvertito di non dimenticarlo mai, neanche i suoi vari nomi commerciali. Una certa mattina d'inverno ho avuto una grave reazione anafilattica dopo aver preso le sette capsule al risveglio come al solito. Avevo diventato allergico, cosa ha scatenato reazione quasi fatale, perciò non potrei mai più ingerire nemmeno una goccia di metoclopramide. Se lo facesse, anche se per incidente, potrei morire subito.
Non mi sono disperato per questa situazione, ma ovviamente la mia carriera blu era finita per sempre. Così ho ucciso la nostra visione del mondo, la nostra ideologia, spietatamente con un colpo rapido e preciso. Se mai io venissi a contatto di nuovo con i brigadisti, avrei vomito incontrollabile, sarei morto. Perciò, quello stesso pomeriggio, quando fui dimesso dall'ospedale, ho preso questo treno che è partito da San Paolo poco prima del tramonto. Quando si sono incontrati, data la mia assenza di molte ore, molto oltre dei soliti ritardi, i brigadisti blu dichiararono l'estinzione di tutto il gruppo. Non tornerebbero mai all'attività.
La mia anafilassi avrebbe quindi causato l'annientamento di tutto quel pasticcio verboso di dottrine dogmatiche e assurde.
Ho saputo della dissoluzione del gruppo pochi giorni dopo, da un titolo di giornale in una vecchia stazione in un piccolo villaggio lontano circa ottocento chilometri da Sampa, SP. Lettere enormi stavano annunciando: LA ESTINZIONE DELLE BRIGATE BLU. C'erano alcune confessioni, in cui gli ex-blu hanno detto che senza di me, senza la mia 'sfolgorante eloquenza', non sarebbero più in grado di commettere azioni terroristiche, né di drogarsi massivamente contro la nausea. 
Quel articolo finiva con il giornalista ad esprimere certi dubbi sulle parole di un gruppo così pericoloso e violento, quando esso dichiarava così subito di essere estinto. Ho avuto, comunque, la certezza immediata del fine dei Blu. Nessuno dei Blues avrebbe ammesso, neanche a se stesso, l'uso segreto di quelle droghe, se tutto non fosse davvero già finito.

II. Alla stazione della Luce
Poco prima dell'orario di partenza del treno, mi sono avvicinato alla sua locomotiva. Tra Luce e Barra Funda, ho costretto l'autista a darmi la guida della locomotiva. L'ho bandito dal potere di guidarci poco prima del rione Lapa. Ero già l'unico a comandare questo potente motore, ancor prima che attraversasse il fiume Tietê. Non mi son fermato a Pirituba, perché il adesso ex-ingegnere mi ha avvertito su una possibile ispezione. Eravamo oramai amici, come fosse da molto tempo.
Gli abitanti di São Paulo non prestano a esso molta attenzione, ma ho sempre ammirato il Picco del Giaragua con sua bella solitudine. così lontano di altre montagne. Vulcano estinto, com'è facile da dedurre dai suoi contorni, cui rassomigliano quelli del Vesuvio. Si dice un giorno seppellirà tutta sua vicina megalopoli, da un'unica massiccia eruzione pliniana.
Poiché tengo un affetto speciale per questa montagna, ho impegnato la marcia più lenta in questo tratto, lungo cui la ferrovia passa così vicino alla sua base. Attraverso l'altoparlante, ho invitato tutti i miei compagni a rivolgere la loro attenzione a quell'enorme vetta solitaria, e ho avvertito loro sulla flagrante minaccia rappresentata da essa per São Paulo. Urla di stupore, di paura, di risate e di pianto sono state sentite. Nel bel mezzo di questo ronzio, ho avuto l'idea di chiamare tutte le coppie a visitare il mio cubicolo. C'erano sei vagoni.
Emigranti, quelle del primo gruppo erano cinquanta coppie senza figli, che intendevano di lasciare San Paolo per sempre. Sui volti di alcune donne, mi è apparso vedere uno sguardo triste - forse dall'essere costrette a abbandonare la loro città così in fretta - cosa contrastava nettamente con la gioia senza pari dei loro mariti.
Sorpreso, ho visto le cinque dozzine di coppie di ognuna degli altri vagoni.  Avevo preso il comando di un treno molto peculiare, cosa chiariva un po' l'insolita riverenza rivolta a me da loro, ma anche quell'apparato molto strano per sigillare ermeticamente porte e finestre. 
Quelle coppie, appartenenti alle classi più privilegiate di San Paolo, per decenni avevano come se dimenticato cosa fosse una ferrovia, sottovalutando i treni, relegati soltanto ai lavoratori poveri. Le ferrovie si stavano scomparendo, portando via quelle immagini di dormienti, cui sembravano portarmi via all'infinito in quei sogni della mia infanzia, lontana e felice. Quando ha visto che ero già rispettato e apprezzato dalle coppie, il mio amico autista è saltato giù dal treno. Si è ucciso scagliando il proprio corpo contro le sue rotaie tanto amate.
Fu toccato a me di essere l'unico a testimoniare quel suicidio. L'ho capito pienamente, forse perché ero stato un radicale Blu.
Tutti giovani, gioiosi, e anche dimostranti di squisiti gusti di vivere, le mie trecento coppie avevano ancora l'incantevole qualità di essere tutte bellissime. Visibilmente selezionate come riproduttori della bellezza, certamente presunta minacciata, in qualche molto lontano rifugio, così distante da sembrare irraggiungibile dalle masse umane.
Non ho domandato loro nulla. Le loro attitudini però, mi hanno fatto dedurre che avrei dovuto sapere tutto su quel singolare viaggio, sia rispetto la nostra destinazione finale, sia sui suoi motivi.
Loro mostravano fare pieno affidamento sulla mia capacità di guidarli. Dopo la mia presentazione  del vulcano Giaragua, sadicamente ed entusiasticamente celebrata dai mariti, si sono tutti seduti nei loro posti.
Per caso soltanto, ho dato un'occhiata al manuale di istruzioni, il cui primo comando non era ancora obbedito. Tutte le porte e finestre, ma anche ogni tipo di buco cui venisse dall'esterno, dovevano essere sigillate fino a quando "il grande pericolo delle nuvole" fosse passato.
Eppure, anche se non sapevo quale tipo di nuvole fosse, ho pronto obbedito, quindi accelerando il motore al massimo. Secondo quei comandi, non dovremmo fermarci in nessuna stazione.  Ci toccherebbe invece continuare senza interruzioni finché non avremmo raggiunto un punto sconosciuto, e senza nome, sulla mappa, a 800 chilometri dalla stazione di Luce
Non sapevo quale tipo di nuvole fosse quello, ma ho pronto obbedito quei comandi, e ho accelerato quella macchina al massimo. Non ci dovrebbero essere fermate in nessuna stazione intermediaria. Ci toccava invece continuare senza interruzioni finché non avessimo raggiunto un punto sconosciuto sulla mappa, il cui nome non c'era scritto, sito 800 chilometri dalla stazione della Luce, il nostro luogo di partenza.

III. Morte davanti al Picco del Jaraguá
Credo ora tutto possa avere una specie di nesso, forse anche chiaro, benché ci possa stare ad occultarlo alcun significato occulto, esoterico. Perché, come penso di averlo già reso ben esplicito, non mi sono mai dato interamente alla causa del gruppo, essendo un membro marginale e inafferrabile, il meno puntuale fra tutti.
C'erano dei medici tra i membri delle Brigate Verdi, siccome numerevoli farmacisti anche. In qualsiasi riunione, in cui mi ero arrivato in ritardo forse molto più a lungo di quanto fosse accettabile (o sarei stato assente?), Il mio massiccio uso di antiemetici, chissà, sia stato scoperto, perciò loro hanno deciso di uccidermi.
Alcuni dei medici verdi avrebbero allora contattato i farmacisti con cui io di solito compravo le pillole di metoclopramide. Decisero di vendermi un veleno letale, sotto la falsa etichetta di metoclopramide. Come lo facevo sempre, ho preso molte di quelle pillole poco dopo di svegliarmi.
Sì, ero solito drogarmi ancora a letto. Mi veniva fisicamente quell'imperativo a farlo, dal fatto inevitabile di che i primi pensieri coscienti essere sufficienti per portarmi velocemente l'intera ideologia delle Brigate Verdi.  Perciò, violente nausee si seguivano subito. In passato, quando ero ancora un novizio Verde, ho avuto alcuni episodi gravi di vomito grave a spazi pubblici. L'avevo coscientemente permesso di accadere, così mettendo fuori dalla mia bocca tutto quella verbosità prolissa, priva di significato, in forti jets. In quei primi tempi forse eravamo più miti nelle punizioni, meno aggressivi e arroganti. Sebbene violenti, tuttavia, non avevamo mai commesso alcun omicidio. Con questo in mente diventa facile capire questo peso sulla mia coscienza:
Per cessare qualsiasi possibile sfida al mio comando esclusivo su questa locomotiva, fui costretto a uccidere quel macchinista, simulando suo suicidio.Non c'era alcun testimone che potesse sollevare qualche dubbio a riguardo, ma quell'uomo forte e coraggioso non avrebbe mai gettato il suo corpo sui binari, su quelle stesse rotaie tanto amate da lui.
L'ho spinto fuori dal treno, perché è da un tratto sembrato probabile a me che avrebbe chiamato la polizia, non appena ci avvicinassimo di una grande città, come Campinas, no più di 100 chilometri di Sampa. Quando l'ho ucciso avevo uno dei più gravi comandamenti dei Verdi in mente: "Se il tuo nemico, chi non ama il verde, minaccia la tua capacità di esercitare il potere, uccidilo. Ma uccidilo con un pugnale acuto, nel nome delle orchidee e dei colibri. Uccidilo, però, in modo verde, con un pugnale verde ed efficace."
Abbastanza sicuro, "pugnale verde" non era da prendere literalmente, e solo come espressione simbolica questo sacro passo dal nostro Manuale di Meditazioni e Preghiere era obbedita dai compagni di lotta. Nonostante ciò, il mio dubbio rimane: ho osservato rigorosamente quel comandamento? Cioè, l'ho ucciso 'con un pugnale verde'? Se non la penso così, mi viene in mente il cranio spaccato sulle rotaie con quei getti di rosso a fluire fuori dalle sue arterie; un colore così basso a pulsare laggiù; il treno ad una velocità molto ridotta, proprio davanti al Picco del Jaraguá, immenso e verde a giudicandomi. La sua foresta atlantica maculata con quegli spruzzi del colore disgustoso della sangue, liquido palpitante, appariscente e patetico fino all'estremo.
Quando penso in modo contrario, interpreto che averlo spinto di fronte al Picco del Jaraguá colle sue foreste verdi equivale a averlo fatto "con un pugnale verde". Scritti tanto tempo fa, i testi sacri hanno bisogno di qualcosa di più di un'esegesi allegorica, mi pare che solo una abbastanza libera associazione dei loro contenuti, quasi casuali, può scoprire i loro significati più profondi.
Quando entrai in contatto con i miei passeggeri per prima volta, mi sono venuti certi pensieri e di essi, una subita perplessità. Abbiamo un destino, completamente sconosciuto da me, eppure, sono qua a condurre queste trecento coppie belle e sensuali, chi non potranno mai sapere come sono arrivato qua, benché mi trovi a me stesso goffo e brutto.  Oltre a questo, loro mai potranno sapere come sono arrivato qua.
Tra loro ho visto una donna bionda, il cui sguardo sembrava avvertire qualcosa di me, forse pure riconoscermi. Mi guardò negli occhi come se fossimo complici, ed con gesti rapidi e nascosti, mi ha dato un appunto. Anche lei era una brigatista, chi mi stava ordinando per scritto di seguire scrupolosamente le istruzioni del computer di bordo. A me toccava aspettare un altro messaggio da lei, non importa quanto tempo ci vorrebbe. Poi,  obbedendo allo stesso computer, io ho chiuso tutte le porte e accelerai il treno al massimo. Avremmo di raggiungere un punto lontano sulla mappa, sito 800 Km dalla Luce, dove qualcosa di nuovo sarebbe venuto.
Avrei bisogno di obbedire, da allora in poi, non solo alle istruzioni del computer, ma anche ai scritti di quella mia misteriosa compagna. Così ho potuto capire perché il treno non fosse stato ancora assediato dalle nuvole di colibrì.

IV. A Valle del Fiume Paraná
Non c'è stato bisogno di ucciderlo. N'è bastato al macchinista, come ragione per suicidarsi, che tutte le decisioni in quella locomotiva toccassero soltanto a me. Lui non aveva più ragione di vivere, fatti e cause evidenti, indiscutibili. Ho accelerato e mi congedai dal mio amato Picco, dietro cui si poteva vedere il tramonto.
Ero abbastanza intrigato fin da quando ho letto quella nota. Essendo quella bionda una vera militante delle Brigate Gialle, come poteva vivere tra una élite così futile? E quale sarebbe il punto di obbedire ciecamente quelle istruzioni di bordo, che ora ci stavano ordinando sigillare tutti gli ingressi esterni di luce, così mantenendo l'interno del treno soltanto con luci artificiali finché non avremmo raggiunto un posto così lontano?
Come mai potevano gli ideali delle nostre Brigate Gialle coinvolgersi con quelli di un gruppo così strano di maschi e femmine? Forse non più di coppie fuori moda, spregevoli e vuote? Benché gente molto bella e cornea, costantemente a guardarmi negli occhi, come ad invitarmi a orge che non erano possibili lì. Beh, forse non c'era nessuna coincidenza con gli ideali gialli, e tutto quella presenza brigatista fra le coppie non era più che un gioco tattico fino ad arrivare a quel luogo sulla mappa, a 1.600 km dalla Luce.
Da allora ho cominciato a obbedire più attentamente i comandi di bordo, ma non prima di valutarli secondo nostri ideali Gialli. Per fortuna c'erano innumerevoli scatole di antiemetici accanto alle forniture di primo soccorso, perciò potrei continuare a prendere le pillole in questo stupendo viaggio. 
Quanto fui sciocco all'Ospedale delle Cliniche al prendere sul serio le parole di quei medici! Evidentemente, quando si resero conto del mio grande abuso di quella droga, hanno deciso di spaventarmi, e per questo di dirmi che morirei se prendessi, per qualsiasi via, la più piccola quantità di metoclopramide. Sarebbe suicidarmi.
Invece, l'ho presa qua e non è successo niente, perché mi pare almeno che ancora vivo. Mi pare adesso che sono stato ingannato da una falsa etichetta di metoclopramide, forse in un attentato pianificato da qualche rivale Giallo, invidioso della mia leadership.
Sono stato sollevato di apprendere che le Brigate Gialle erano ancora al lavoro, almeno in alcun senso di questa parola. Quindi, continuavo ad tenere un sacco di motivi, cioè, contenuti voluminosi da vomitare, anche se non l'ho mai fatto. Gli ideali Gialli sono la ragione maggiore di questa vita mia!
All'alba del secondo giorno in viaggio, ci stavamo avvicinando al grande ponte sul fiume Paraná. Attraverso l'interfono ho augurato loro una buona giornata, e anche disse alcune parole sulla mia aspettativa di avere loro avuto una buona notte, nonostante non ci fossero dei comodi letti a bordo. Per finire quel mio messaggio ho interrogato cosi quelle cornee 50 coppie: "Vero che tutti i desideri erotici sono stati da voi sublimati, o invece è stato impossibile da sopportare tante ore senza sesso?"
Non più di cinque uomini risero di quella mia battuta erotizzata, dopo la quale ho letto il testo protocolare di buon giorno come fornito dal computer. 
Penso di averlo letto tutto con l'intonazione e le sfumature appropriate, arricchite dall'ardente desiderio provocato in me da quelle bellissime coppie. Per un momento mi è venuto pensare che avrei potuto ottenere il successo erotico degli artisti, proprio davanti a mariti e mogliee, poiché è saputo che gli attori vengono desiderati da tutta la gente, sarà vero? Ho anche ricordato i tempi del mio palcoscenico retorico, in cui appassionatamente esaltavo gli Ideali Gialli, diventando degno del l'acclamazione di tutti quanti fossero lì, le coppie incluse. Io, io stesso, in quei tempi a fare una grande messa in scena sul pulpito, non importa se sotto l'effetto di alte dosi di farmaci per non vomitare.
Presto tutto il treno era ermeticamente chiuso, e perciò, diventò molto oscuro perché c'erano delle poche luci artificiali, fatto molto strano in questi tempi di progressi tecnologici così veloci. Quanto alle le luci di fuori, nessuno tranne io dal mio cubicolo era in grado di vedere alcuni deboli raggi solari. Eppure, infatti, anche questi sembravano in via di sparire, in modo che presto io non sarei stato capace da vedere niente, perché immense, colossali nuvole di uccelli - alcuni piccolini come colibri, altri grandi e neri come condor - sarebbero da prendere completamente l'intero spazio dell'orizzonte visibile. 
Subito sono apparsi piccole crepe nel cielo, da dove per me era possibile intravedere nuvole più chiare, tra cui cominciavano ad apparire più raggi di sole, benché molto sottili e deboli.
Inaspettatamente ho ricevuto una telefonata dalla cabina 5-A, nel primo vagone. Una donna mi chiedeva di venirci da me, con urgenza. Entrata dopo nella mia stanza con occhi lussuriosi, lasciandomi quasi vedere il suo bel seno. Disse a me che tutto era successo come previsto da noi, e che era stato molto facile ucciderlo. Ora lei sarebbe tutta mia. Il corpo del marito doveva essere già scomparso alla vista.
Le circostanze mi costrinsero a fare finta di essere consapevole di tutti i dettagli di quella trama che era stata perpetrata da lei. Eppure, diventai sbalordito quando lei mi disse di essere allora una donna soltanto per me, perché non sarei potuto lasciare nemmeno per un secondo questa saletta mentre durasse nostro viaggio, poco importando il tempo ancora ad aspettare.
Non potevo fargli nessuna domanda, perché io sarei inevitabilmente rivelato di essere non altro che un'usurpatore. La "mia" donna è tornata al suo posto senza dire altro. Poco prima di andarsene, mi ha dato un bacio infuocato - sfregandomi i seni sul petto - mentre diceva le prime frasi della sacra preghiera del nostro gruppo:
 "Gialli come il sole e l'ipe fiorito" 
A cui ho risposto: 
 "Gialli como l'oro e il tramonto".
Nuvole di piccoli uccelli mi impedivano ancora di spegnere i potenti fari. Dopo certo momento, non più vedevo quegli enormi uccelli neri, ma soltanto i piccolini, perciò speravo che il sole pieno sarebbe ricomparso dopo aver attraversato il fiume Paraná.
Trecento donne si sono alternate a farmi visita in quel giorno. Tutti loro erano membri delle Brigate d'Oro. Tuttavia, sembravano di non aversi mai comunicato tra loro.Davanti ad ognuna di loro, ho dovuto fingere di conoscere l'intera trama dei Dorati, ma anche tutto ciò che fosse in quel gioco. Tutte mi hanno fatto intravedere i suoi deliziosi capezzoli, sfregandoli contro il mio petto, mentre mi baciavano con ardore. Ognuna disse anche di essere  tutta mia prima di tornare ai loro posti.
Nonostante febbrilmente eccitato dagli occhi cornei di così tante donne, mi ho terrorizzato con quel'immagine dei trecento corpi forti, giovani, muscolosi e belli dei loro mariti lanciati fuori sul fiume Paraná a valle, uno per uno, dalle mani delle loro solitarie e belle mogli assassine.
Tutte quelle trecento femmine sarebbero disponibile solo per me, da quel momento in poi. Mi son sentito assonnato. Così mi sento sempre al prendere numero esagerato di compresse di metoclopramide.  Secondo il nostro 'Grande Libro delle Rivelazioni Rosse come Il Sangue', niente potrebbe mai essere più nobile del maschio potere cui ho acquisto qua come autista di questo così strano transcontinentale. Eppure, durante tutta la mia vita da terrorista, non avevo mai pensato (nemmeno negli scontri più aggressivi sulla leadership) esortare chiunque a fare qualcosa di simile allo strage che le mie trecento partner avevano fatto mentre nostro convoglio attravessava il fiume Paraná.
Quasi addormentato dall'antiemetico, ma ancora nauseato, ho preparato un discorso infiammato per congratularmi con tutte loro per l'amore mostrato a la nostra causa rossa-sangue. Tuttavia, non ho potuto pronunciarlo, perché non mi sembrava più impossibile, mi fosse stato assegnato fin dall'inizio, da una sconosciuta istanza, un ruolo in questa trama bizzarra e labirintica. Ruolo in cui ero forse il vero, seppur inconsapevole, protagonista principale.

V. Attraversando l'Altopiano andino
Metoclopramide. Shock anafilattico. Fuga. Il suicidio di un grande amico macchinista. Trecento coppie scelte fra le più ricche, eleganti, sensuali e provocatorie. Il vulcano Jaraguá. Perplessità davanti al destino bizzarro di questo convoglio. Nuvole giganti di uccelli. Oscurità assoluta, luci artificiali. Baci pieni di cornea, seni che a sfregarsi contro mio petto. Io bruciante di desiderio, eppure totalmente solitario ed occupato in questo cubicolo dove conduco questa locomotiva. Lo strage dei mariti: trecento cadaveri a flottare nel fiume Paraná. La piena potenza nelle mie mani, però per fare cosa?Trecento donne affascinanti esclusivamenten per me, anche se non potró mai possederle, cioè, fare l'amore con loro.
Le istruzioni di bordo sempre a vietare qualsiasi tipo di assenza, anche se per pochi secondi, fuori dal mio così stretto posto.
Ci sarebbe permesso arrestare questa locomotiva per prima volta solo a 2800 chilometri dalla stazione Luce, ad un punto sconosciuto sull'Altopiano Andino, ma proprio in terre deserte e molto fredde.
Dopo l'attraversamento del fiume Paraná, ogni mattina le mie mogli hanno cominciato ad alternarsi in brevi visite a me, salutandomi con queste stesse parole:
--Azzurri come le acque del Lago Titicaca,
Blu come il cielo aperto delle giornate di primavera.
A cui rispondo: 
--Azzurri come i tuoi occhi.
Un'enorme disagio non mi lascia nemmeno un attimo. Può darsi che tutto potrebbe essere risolto se io fossi in grado di aggirare la mia condizione vera di impostore. Però come dire loro la verità, oppure questa versione strana cui mi è venuta poco fa su un possibile ruolo sempre destinato a me qua? 
O, invece, come dimenticare per sempre la presunta verità su come son diventato autista qui, dato che non posso nemmeno avere la certezza di non essere stato scelto dai capi blu per questo? Mi pare che le mie mogli potrebbero dirmi che mi sono impazzito se mai sentissero un racconto con tante possibilità aperte.
Nostro percorso si è rivelato allora molto tortuoso, con molti abissi, mentre stavamo andando verso in cima all'Altopiano. Le basse velocità erano d'obbligo. I computer continuava a dare commandi rigidi, forse inviati istantaneamente da lontano, forse pre-programmati non mi essendo permesso di sapere da chi né a quale scopo.
Un giorno dovremmo arrivare a quel punto enigmatico segnato sulla mappa, a cui stiamo andando, quando e dove ci saranno svelati i tanti misteri di questo viaggio.
Le trecento donne dovranno rivelarmi il senso intangibile di questo treno, ma anche il loro ruolo qua, cioè, la ragione di essere divenute fredde e cruelle assassine dei loro mariti. Scoprirò, e saprò raccontare loro, la mia vera storia senza ritocchi.
All'improvviso, non c'erano più dei giganteschi stormi di uccelli nel cielo, tornato pittosto chiaro e senza nuvole.
Nel bel mezzo di tutta quella bonanza, quando meno me lo aspettavo, lo schermo del computer  ha cominciato a prescriverci un massimo consumo di quel antiemetico a livelli mai raggiunti prima. Il radar meteorologico stava prevedendo una tempesta fortissima fra pochi minuti.
Quindi c'è venuto il bisogno urgente di notificare tutte le passeggere, una per una, in privato, per la lettura obbligatoria delle istruzioni sotto il codice AZ-777-EM. EM, suppongo, potrebbe essere un'abbreviazione per emesi, vomito.
Mentre noi stavamo già qua ad attraversare il così sempre arido altopiano, non lontano dal Lago Titicaca, un tipo molto singolare di nuvole, mai visto da nessun essere umano, ci è apparso dappertutto nell'orizzonte visibile, e presto dopo hanno cominciato a collassare, cadendo sulla terra deserta.
Ho avuto ancora tempo per aprire tutte porte and finestre in modo che i miei occhi e quelli delle mie trecento compagne di colore e terrore potessero guardare la insolita e squisita tempesta.
Piove oramai in modo piuttosto pesante, e piove azzurro.
Quest'odioso schermo di computer già non ci annuncia presunti punti di fermata per nostro convoglio. Di sicuro non abbiamo più bisogno di un punto finale, neanche di qualsiasi pausa in questa nostra traiettoria. Ci basta che la metoclopramide non finisca mai, che la tempesta azzurra prosegua sempre, che noi non ci lasciamo mai sopraffare dal sonno in modo che possiamo guardare questo stupendo spettacolo ininterrottamente e per sempre.
Piove oramai in modo piuttosto pesante, e piove azzurro.
Quest'odioso schermo di computer già non ci annuncia presunti punti di fermata per nostro convoglio. Di sicuro non abbiamo più bisogno di un punto finale, neanche di qualsiasi pausa in questa nostra traiettoria. Ci basta che la metoclopramide non finisca mai, che la tempesta azzurra prosegua sempre, che noi non ci lasciamo mai sopraffare dal sonno in modo che possiamo guardare questo stupendo spettacolo ininterrottamente e per sempre.
Piove adesso torrenzialmente azzurro. Brillante ed infinite gocce azzuri a caddere.
--Azzurri come le acquamarine.
--Azzurri come il cielo aperto delle giornate di primavera. 
--Azzurri come il nulla.

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