Per coloro che non hanno letto questo romanzo, Agilulfo è sempre un cavaliere in armatura pesante, e Gurdulù è il suo fedele scudiero. Sì, può evocare Don Chisciotte e Sancio Panza, ma ci sono differenze molto significative:
"possiamo dire che l'unico che compie uno spostamento qua in mezzo è Agilulfo, non dico il suo cavallo, non dico la sua armatura, ma quel qualcosa di solo, di preoccupato di sè, d'impaziente, che sta viaggiando a cavallo dentro l'armatura. Intorno a lui le pigne cadono dal ramo, i rii scorrono tra i ciottoli, i pesci nuotano nei rii, i bruchi rodono le foglie, le tartarughe arrancano col duro ventre al suolo, ma è soltanto un'illusione di movimento, un perpetuo volgersi e rivolgersi come l'acqua delle onde. E in quest'onda si rivolge Gurdulù, prigioniero del tappetto delle cose, spalmato anche lui nella stessa pasta con le pigne i pesci i bruchi i sassi le foglie, mera escrescenza della crosta del mondo."
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